Comunemente con il termine “seno” si indicano le mammelle, mentre tecnicamente il seno è la parte del torace femminile e maschile che si trova tra le ghiandole mammarie. Queste hanno forma generalmente conica ma esiste una grande variabilità da soggetto a soggetto anche in relazione alle dimensioni diverse.
“Il seno bello” è difficilmente definibile perché, per quanto esistano dei canoni che mettono in relazione la forma e le dimensioni del seno con la corporatura della donna, il giudizio ultimo è molto soggettivo e la sensazione di disagio interiore che deriva da una mancata accettazione del proprio corpo può derivare anche da difetti oggettivamente non particolarmente evidenti.
Ci si rivolge al chirurgo plastico in caso di:
- mammelle troppo piccole
- mammelle troppo grandi
- mammelle molto diverse tra loro (asimmetria mammaria)
- invecchiamento accentuato e precoce delle mammelle
- mammelle troppo evidenti nell’uomo (ginecomastia)
Mammelle troppo piccole
E’ un problema tipicamente giovanile che compare alla fine dello sviluppo. Il disagio della paziente è solitamente legato alla mascolinizzazione dell’aspetto del torace che non presenta le caratteristiche comuni di appeal per il sesso opposto. L’intervento chirurgico previsto per questo problema è:
La mastoplastica additiva
La visita preoperatoria – Durante la visita preoperatoria, il chirurgo pone domande in relazione alla storia clinica della paziente per escludere patologie in atto o pregresse che possano rendere pericoloso l’intervento e si accerta delle esigenze di aumento di volume del seno della paziente. L’aumento del seno deve essere proporzionato con la corporatura della paziente e comunque una protesi mammaria pesante ha lo svantaggio di accelerare l’invecchiamento e la discesa del seno stesso. In questa occasione la paziente riceve una prima informazione esauriente sulle precauzioni preoperatorie, postoperatorie, sulle modalità di esecuzione dell’intervento e sulle possibili complicanze.
L’intervento – Viene solitamente eseguito in regime di one day surgery (una notte di ricovero), la durata è di circa un’ora e mezza o due in anestesia generale. L’intervento consiste nel posizionamento di una protesi in silicone all’interno di una tasca che può essere creata al di sotto della ghiandola mammaria, oppure completamente o parzialmente (tecnica dual plane) al di sotto del muscolo pettorale attraverso una delle 3 possibili vie d’accesso: cavo ascellare, solco sottomammario, margine areolare. Le protesi utilizzate più comunemente presentano un involucro di silicone solido all’interno del quale si trova silicone fluido che, nelle protesi di ultima generazione, è piuttosto denso per impedirne lo spandimento nei tessuti circostanti in caso di rottura. Le protesi sono garantite per un periodo di 10 anni scaduto il quale la sostituzione non è sempre necessaria poiché la durata delle protesi solitamente è molto superiore. La decisione sulla via d’accesso ed il posizionamento della protesi viene presa di comune accordo tra il chirurgo e la paziente in relazione alle caratteristiche fisiche ed al desiderio della stessa dopo approfondita analisi dei vantaggi e degli svantaggi delle diverse opzioni. Al termine dell’intervento possono essere presenti due tubicini di drenaggio che vengono di solito rimossi dopo 1-2 giorni.
Il recupero postoperatorio – Il recupero completo avviene gradualmente nel giro di circa tre settimane dopo le quali la paziente può tornare a condurre le stesse attività precedenti all’intervento compresa quella sportiva, con particolare attenzione all’esposizione al sole delle cicatrici.
Mammelle troppo grandi
Questa problematica colpisce una percentuale molto alta di donne soprattutto nei paesi mediterranei. L’età maggiormente interessata è quella post-menopausale quando nella mammella gran parte del tessuto ghiandolare, tipico dell’età giovanile, viene sostituito da grasso, per cui la paziente nota un aumento spesso notevole di peso e volume delle mammelle. Tuttavia l’ipertrofia mammaria o la più grave gigantomastia possono comparire anche in età post-puberale determinando un grave handicap nelle giovani pazienti che, nei casi più eclatanti, tendono a voler nascondere il seno adottando una postura della schiena viziata con ripercussioni a livello della colonna vertebrale, che si sommano spesso alle irritazioni cutanee tipiche delle pieghe mammarie (intertrigine).
L’intervento chirurgico previsto per questo problema è:
La mastoplastica riduttiva
La visita preoperatoria – Durante la visita preoperatoria il chirurgo pone domande in relazione alla storia clinica della paziente per escludere patologie in atto o pregresse che possano rendere pericoloso l’intervento, si accerta dell’esigenza della paziente di ridurre il seno e si discute sulle dimensioni da ottenere alla fine dell’intervento in relazione al volume di partenza, al desiderio della paziente e agli oggettivi limiti di ciascuna tecnica chirurgica. In questa occasione la paziente riceve una prima informazione esauriente sulle precauzioni preoperatorie, postoperatorie, sulle modalità di esecuzione dell’intervento e sulle possibili complicanze.
L’intervento – Si svolge in regime di ricovero (1-2 notti al max) in anestesia generale ed ha la durata di 2-3 ore. L’intervento prevede il rimodellamento di tutta la ghiandola mammaria e talora anche la riduzione dell’areola troppo grande utilizzando volta per volta la tecnica chirurgica più adatta. Le cicatrici che ne derivano possono essere: solo verticale dall’areola al solco sottomammario nei casi di piccole riduzioni o verticale ed orizzontale nel solco sottomammario a forma di T invertita nelle mammelle più grandi. Quest’ultima parte della cicatrice è solitamente la meno evidente perché rimane nascosta nel solco. I punti di sutura utilizzati non devono essere rimossi successivamente perché vengono riassorbiti. Al termine dell’intervento sono presenti due tubicini di drenaggio che vengono di solito rimossi dopo 1-2 giorni.
Il recupero postoperatorio – Il recupero completo avviene gradualmente nel giro di circa tre settimane dopo le quali la paziente può tornare a condurre le stesse attività precedenti all’intervento compresa quella sportiva, con particolare attenzione all’esposizione al sole delle cicatrici. La cicatrizzazione, data la lunghezza delle cicatrici, è un processo molto delicato e nel caso in cui, in occasione dei controlli successivi, il chirurgo osservi una certa tendenza alla formazione di cicatrici ipertrofiche o cheloidee, si consiglia l’utilizzo di alcuni presidi per minimizzare questa tendenza (cerotti e gel al silicone). Il fumo o patologie concomitanti quali il diabete possono condizionare negativamente la cicatrizzazione.
Asimmetria mammaria
Le asimmetrie mammarie possono essere di entità molto variabile: dalla semplice differenza di volume evidenziabile solo ad un esame attento delle mammelle ad un vero e proprio quadro di malformazione mammaria con iposviluppo di una o di entrambe le mammelle che possono acquistare una conformazione caratteristica essendo costituite quasi esclusivamente da un bottone ghiandolare sotto-areolare. Questo è l’aspetto delle cosiddette “mammelle tuberose”.
Asimmetria lieve o moderata – In questo caso il chirurgo e la paziente scelgono quale mammella modificare o se modificare entrambe le mammelle. L’intervento proposto è solitamente un intervento di mastoplastica riduttiva, additiva, o una combinazione di entrambi. Il tipo di trattamento è strettamente legato all’aspetto preoperatorio delle mammelle ed al desiderio della paziente.
Asimmetria grave, mammelle tuberose – Questa è una patologia malformativa, a carico di una o di entrambe le mammelle, che si manifesta in modo completo in età post-puberale e che provoca gravi disagi psicologici alla giovane paziente. Si tratta di un’alterazione del normale processo di crescita della ghiandola che appare costretta all’interno dell’areola che si accresce, trasformandosi in una specie di sacchetto che protrude dalla parete toracica. Le mammelle tuberose, proprio a causa di questa restrizione nella fase di crescita, non sono mai voluminose.
Il trattamento chirurgico può prevedere solo nei casi più gravi due tempi operatori: nella prima fase viene impiantato un espansore mammario (simile a quello utilizzato nella ricostruzione mammaria) che ha il compito di creare lo spazio per poter poi successivamente impiantare la protesi definitiva. Si tratta di un palloncino dotato di valvola che nei 2-3 mesi successivi all’intervento viene riempito di soluzione fisiologica tramite una piccola iniezione attraverso la cute in corrispondenza della valvola, da eseguire una o due volte alla settimana. Terminato il processo di espansione solitamente si attendono altri 3-4 mesi prima dell’intervento successivo. Nella seconda fase si asporta l’espansore attraverso la stessa incisione utilizzata per il primo intervento e si posiziona la protesi definitiva come nell’intervento di mastoplastica additiva. Tuttavia spesso è necessario rimodellare la ghiandola per conferirle la normale forma conica. Nei casi meno gravi l’intervento si limita ad una mastoplastica additiva che prevede tuttavia un ampio rimodellamento della ghiandola mammaria per restituire a questa la normale forma conica esaltata dalla presenza della protesi sottostante.
Il tempo totale necessario per portare a termine la correzione della malformazione può arrivare fino ad un anno.
Invecchiamento accentuato e precoce delle mammelle
Il normale invecchiamento delle mammelle si evidenzia soprattutto con la perdita di elasticità e di tono della cute che costituisce l’involucro della ghiandola mammaria. In alcune donne questo processo avviene in età particolarmente precoce, raramente anche al di sotto dei 30 anni e si associa con lo svuotamento dei quadranti superiori della mammella. In alcuni casi questo processo è reso particolarmente evidente da una concomitante perdita di peso cospicua con conseguente riduzione della componente grassa della mammella che si riduce di volume.
L’intervento chirurgico previsto per questo problema è:
La mastopessi
La visita preoperatoria – Durante la visita preoperatoria il chirurgo pone domande in relazione alla storia clinica della paziente per escludere patologie in atto o pregresse che possano rendere pericoloso l’intervento e si accerta della presenza dell’indicazione ad effettuare un intervento chirurgico per il ringiovanimento del seno. In relazione alla forma e volume delle mammelle ed al desiderio della paziente, il chirurgo deve scegliere se eseguire un semplice intervento di mastopessi o un intervento combinato di mastopessi ed inserimento di protesi. Questa seconda opzione viene scelta in particolare nei casi di mammelle molto svuotate, come dopo dimagrimento, per cui la ghiandola mammaria risulta molto diminuita di volume. In questa occasione la paziente riceve una prima informazione esauriente sulle precauzioni preoperatorie, postoperatorie, sulle modalità di esecuzione dell’intervento e sulle possibili complicanze.
L’intervento – Viene solitamente eseguito in regime di one day surgery (una notte di ricovero), la durata è di circa un’ora e mezza o due in anestesia generale. L’intervento prevede l’asportazione della cute in eccesso, il rimodellamento della ghiandola mammaria e in alcuni casi la sua risospensione alla parete toracica. A seconda della gravità della ptosi mammaria (abbassamento delle mammelle) e quindi della quantità di cute da asportare si ha una cicatrice solo intorno all’areola, intorno all’areola e verticale fino al solco sottomammario o anche nel solco sottomammario con la forma a T invertita. Se necessario si procede con il posizionamento di una protesi mammaria con la tecnica descritta per la mastoplastica additiva.
Il recupero postoperatorio – Il recupero completo avviene gradualmente nel giro di circa tre settimane dopo le quali la paziente può tornare a condurre le stesse attività precedenti all’intervento compresa quella sportiva, con particolare attenzione all’esposizione al sole delle cicatrici. Nel caso in cui, in occasione dei controlli successivi, il chirurgo osservi una certa tendenza alla formazione di cicatrici ipertrofiche o cheloidee, si consiglia l’utilizzo di alcuni presidi per minimizzare questa tendenza (cerotti e gel al silicone). Il fumo o patologie concomitanti quali il diabete possono condizionare negativamente la cicatrizzazione. L’intervento di mastopessi senza impianto di protesi può non avere un risultato molto duraturo in relazione alla scarsa elasticità della cute che l’intervento chirurgico non ripristina. Per lo stesso motivo l’impianto di una protesi troppo grande e pesante può favorire un’ulteriore distensione della pelle già sfibrata e accelerare l’invecchiamento della conformazione del seno.
Ginecomastia
Si tratta della presenza di mammelle maschili troppo evidenti.
La ghiandola mammaria è presente anche nell’uomo, ma nel soggetto adulto si atrofizza dopo un periodo breve di accenno di sviluppo che si ha comunemente all’inizio del periodo puberale.
La ginecomastia può essere:
- Vera -> Quando c’è uno sviluppo anomalo della ghiandola mammaria
- Falsa -> Quando c’è un eccesso di grasso a livello mammario (pazienti obesi)
- Mista -> Quando sono presenti entrambe le componenti in eccesso
L’esame dirimente per valutare il tipo di ginecomastia è l’ecografia.
Il trattamento è diverso a seconda del tipo di ginecomastia:
- Ginecomastia vera – Mammectomia
- Ginecomastia falsa – Liposuzione
- Ginecomastia mista – Possibile combinazione delle 2 tecniche
La visita preoperatoria – Durante la visita preoperatoria il chirurgo pone domande in relazione alla storia clinica del paziente per escludere patologie in atto o pregresse che possano rendere pericoloso l’intervento e si accerta dell’esigenza del paziente di correggere il difetto fisico che è presente solitamente dall’età post-puberale. Durante la visita il chirurgo clinicamente valuta di che tipo di ginecomastia si tratta e prescrive un’ecografia della regione toracica interessata, nel caso il paziente non l’abbia già eseguita, per avere conferma dell’esame clinico. In questa occasione il paziente riceve una prima informazione esauriente sulle precauzioni preoperatorie, postoperatorie, sulle modalità di esecuzione dell’intervento e sulle possibili complicanze.
L’intervento – Viene solitamente eseguito in regime di one day surgery (una notte di ricovero) o day hospital, la durata è di circa un’ora e mezza preferibilmente in anestesia generale.
La tecnica varia a seconda del tipo di ginecomastia:
Nella ginecomastia vera si esegue una piccola incisione in corrispondenza del bordo areolare e si asporta la ghiandola mammaria in toto.
Nella ginecomastia falsa si esegue la liposuzione della regione toracica interessata attraverso dei piccoli forellini da cui viene fatta passare la cannula da liposuzione.
Nella ginecomastia falsa la combinazione delle due tecniche può essere utile nel rimodellare l’aspetto della regione toracica nel caso in cui la presenza della ghiandola mammaria si associ ad un eccesso di tessuto adiposo.
Il recupero postoperatorio – Il recupero completo avviene gradualmente nel giro di circa tre settimane dopo le quali il paziente può tornare a condurre le stesse attività precedenti all’intervento compresa quella sportiva, con particolare attenzione all’esposizione al sole delle cicatrici. Nel caso in cui, in occasione dei controlli successivi, il chirurgo osservi una certa tendenza alla formazione di cicatrici ipertrofiche o cheloidee, si consiglia l’utilizzo di alcuni presidi per minimizzare questa tendenza (cerotti e gel al silicone). Il fumo o patologie concomitanti quali il diabete possono condizionare negativamente la cicatrizzazione. Frequente è l’insorgenza di ecchimosi in seguito all’intervento di liposuzione. Queste, quando particolarmente evidenti, possono impiegare diverse settimane prima di scomparire del tutto. In questo periodo risulta fondamentale la protezione dal sole della regione interessata.
Questo intervento risulta definitivo nei casi di ginecomastia vera, mentre nei casi di ginecomastia falsa un eventuale successivo aumento di peso del paziente può portare alla ricomparsa della problematica anche se solitamente in misura più ridotta.