Gli interventi demolitivi della mammella, che vengono decisi solitamente dal chirurgo oncologo in collaborazione con lo specialista oncologo medico in seguito ad avvenuta diagnosi di patologia tumorale mammaria, prevedono un iter ricostruttivo che il più delle volte prende inizio contemporaneamente alla fase demolitiva.

Esistono fondamentalmente 2 tecniche chirurgiche per la ricostruzione mammaria:

  • Ricostruzione con protesi mammarie

  • Ricostruzione con tessuto autologo (proveniente da un’altra zona del proprio corpo)

La ricostruzione con protesi mammarie

Questa procedura ricostruttiva, che è la più semplice tecnicamente da eseguire, prevede 3 interventi chirurgici di cui il primo viene solitamente associato con l’intervento demolitivo.

  • Nella prima fase viene posizionato un espansore mammario. Si tratta di un involucro di silicone morbido, dotato di una valvola sulla sua superficie esterna, che viene posizionato dal chirurgo plastico al di sotto del muscolo pettorale, al termine dell’intervento demolitivo. L’espansore viene inizialmente riempito con un certo quantitativo di soluzione fisiologica, cosicché al termine del primo intervento chirurgico di demolizione, al risveglio, è presente a livello toracico una certa rotondità che maschera l’assenza della ghiandola.

  • Al termine del periodo di guarigione che di solito dura 1-2 settimane si può iniziare la seconda fase del riempimento dell’espansore che avviene ambulatorialmente tramite un iniezione transcutanea con ago sottile a livello della valvola dell’espansore in corrispondenza della regione toracica. Le sedute di riempimento sono settimanali e la durata di questo periodo varia a seconda delle dimensioni che si desidera raggiungere, e quindi in relazione alla forma e dimensione dell’altra mammella. Al termine della fase del riempimento è preferibile mantenere in sede l’espansore completamente riempito per qualche mese, in modo che la cute si adatti alla sua nuova conformazione. In questo periodo la paziente può avvertire un certo senso di fastidio a livello toracico, dovuto alla consistenza piuttosto dura dell’espansore quando è del tutto pieno di soluzione fisiologica. Molto raramente può avvertire dolore che è solitamente passeggero.

La terza fase della ricostruzione consiste nell’intervento di sostituzione dell’espansore con una protesi definitiva che avviene in anestesia generale e che ha la durata di circa un’ora. Durante questo intervento viene posizionata, al posto dell’espansore mammario al di sotto del muscolo pettorale, una protesi di forma anatomica “a goccia”, che riprende la conformazione e la consistenza naturale del seno asportato. Contemporaneamente è possibile, se necessario, modellare la mammella controlaterale per simmetrizzarla con quella ricostruita. Per far questo talora è necessario posizionare una protesi mammaria più piccola anche al di sotto della mammella sana come avviene in un normale intervento di mastoplastica additiva estetica. Il tempo di guarigione è ancora una volta di 1-2 settimane dopo le quali la paziente può tornare alle sue normali attività.

  • La quarta ed ultima fase consiste nella ricostruzione del complesso areola-capezzolo che avviene ambulatorialmente a distanza ancora una volta di qualche mese dal precedente intervento. Questo lasso di tempo è necessario per permettere ai tessuti operati di sgonfiarsi completamente e di acquisire la loro forma e posizione permanente. Questo intervento, in anestesia locale, consiste nell’asportazione di una metà del capezzolo dalla mammella sana, nel caso in cui questo sia sufficientemente grande, e suo “innesto” nella posizione corretta sulla mammella ricostruita. Nel caso in cui il capezzolo della mammella controlaterale non sia abbastanza grande o nei casi di mastectomia bilaterale, sempre in anestesia locale, si ricostruisce il capezzolo mediante dei piccoli lembi di cute che vengono sollevati a livello della mammella ricostruita in corrispondenza della posizione che dovrà avere il neocapezzolo su di essa. Durante la stessa seduta ambulatoriale l’areola viene preferibilmente tatuata, sempre dal chirurgo plastico che utilizza tecnica e pigmenti specifici per questa procedura. Il tempo di guarigione è di circa una settimana.

La ricostruzione con tessuto autologo

Questa consiste nella ricostruzione della ghiandola mammaria utilizzando il proprio tessuto. Questa procedura ricostruttiva prevede l’adozione di tecniche più complicate rispetto alla ricostruzione con protesi mammarie, tuttavia le fasi ricostruttive principali si limitano a 2:

  • Nella prima fase viene eseguita contemporaneamente la demolizione della mammella e la sua ricostruzione con tessuto prelevato dalla paziente stessa. Più comunemente viene utilizzato il tessuto proveniente dall’addome. Questa tecnica consiste nella’asportazione dell’eccesso adiposo della pancia, quando presente, per la ricostruzione del volume della mammella asportata, tramite la stessa incisione che si utilizza nell’intervento di addominoplastica, con la stessa cicatrice risultante, coperta dagli slip. I migliori risultati si possono ottenere se questo intervento viene eseguito con la tecnica microchirurgica, infatti, adottando tale tecnica, è possibile utilizzare il tessuto adiposo addominale senza danneggiare la parete addominale, evitando, quindi, la formazione di ernie addominali. Quando il tessuto addominale non è disponibile, si può utilizzare il muscolo gran dorsale della schiena o ricorrere ad altre regioni del corpo, meno frequentemente sfruttate per tale scopo, che tuttavia non danno un risultato estetico altrettanto soddisfacente, soprattutto se la mammella da ricostruire non è di dimensioni molto piccole. Questo intervento prevede una degenza di 7-10 giorni di cui, i primi 2-3, sotto stretta osservazione. Il periodo di recupero è di circa 2 settimane per il ritorno alle normali attività quotidiane e di circa 1 mese per riprendere l’attività sportiva intensa.

  • La seconda fase, come nel caso della ricostruzione con protesi mammarie, prevede la ricostruzione del complesso areaola-capezzolo secondo la descrizione già fornita. Tuttavia tra le 2 fasi principali è possibile che vengano inserite delle fasi intermedie di ritocco, da eseguire in anestesia locale o blanda sedazione in regime di day hospital, necessarie per modellare la neo-mammella con tecnica di liposuzione o tramite piccole escissioni, finché il risultato estetico non sia del tutto soddisfacente per la paziente e per il chirurgo.

Tramite la tecnica di ricostruzione della mammella con tessuto addominale si ha il vantaggio, oltre ad eseguire un unico intervento principale sebbene molto più lungo ed impegnativo, di poter ricreare una mammella con le caratteristiche più simili a quella controlaterale. Per questa ragione il più delle volte non è necessario ritoccare l’altra mammella.

Questo intervento è indicato preferibilmente, ma non esclusivamente, nelle donne non più giovani, dal momento che la mammella della donna in post-menopausa perde quasi del tutto la componente ghiandolare a favore della componente adiposa che è appunto quella che viene ripristinata in questo tipo di ricostruzione sfruttando il tessuto addominale.